Il dolore cronico è relegato a fatto privato. Una cultura diffusa anche in ambito sanitario non lo considera una patologia specifica, nella convinzione che con le varie forme di dolore le persone devono accettare di convivere.
La persistente carenza di dati sulla diffusione del dolore cronico di intensità moderata o severa, sull’impatto che ha sulla qualità della vita quotidiana delle persone e sul suo costo sociale complessivo, è conferma della sua marginalità.
Il primo Rapporto Censis-Grünenthal vuole contribuire a modificare la percezione sociale del dolore, rendendo evidente la rilevanza che ha nelle vite di chi ne soffre e per la società.
Il Rapporto si propone come riferimento scientifico a supporto del riconoscimento del dolore cronico ad intensità moderata o severa come patologia specifica, presupposto per una gestione sanitaria e sociale appropriata ed efficace.
Affiancare le persone con dolore cronico aiutandole a costruire una vita senza dolore è una straordinaria sfida per l’ecosistema della ricerca, per le aziende e per tutto il sistema sanitario.
Sintesi dei dati
- Gli italiani affetti da dolore cronico di intensità moderata o severa sono 9,8 milioni, persone a cui la patologia condiziona in modo rilevante la vita, dal lavoro alle sfere più intime. Colpisce la diffusione trasversale della patologia rispetto a genere, classi di età, condizione economica, titolo di studio e luogo di residenza.
- Il costo sociale medio annuo del dolore cronico di intensità moderata o severa per ciascun paziente è pari a 6.304 euro (1.838 euro di costi diretti e 4.466 euro di costi indiretti). Riguardo ai costi diretti, 646 euro sono in capo ai pazienti e 1.192 euro al Servizio sanitario. Pertanto, il costo sociale totale annuo del dolore cronico di intensità moderata o severa in Italia è stimato pari a quasi 62 miliardi di euro.
- Il 48,8% ha sensazione di apatia, perdita di forze, debolezza; il 38,2% ha sensazione di fragilità, una tendenza alla facile commozione; il 37% ha stati di ansia e depressione; il 30,8% vertigine.
- Il 35,4% ha dovuto mettersi in malattia, il 30,8% ha dovuto chiedere permessi per recarsi dal medico, per le terapie, il 25% ha ridotto il rendimento e ha minori opportunità di carriera, il 13,3% ha dovuto cambiare mansioni, l’11,8% ha dovuto ridurre l’orario, il 3,8% ha dovuto cambiare lavoro perché non compatibile con le problematiche legate al dolore, l’1,2% è stato licenziato
- Per il 56,4% dei malati nessuno capisce quanto soffre per il proprio dolore, il 46,7% si sente solo con il suo dolore. Il 36,4% ha la sensazione che il proprio medico gli dedichi poca attenzione e sottovaluti il dolore come patologia
- Il 62,1% dei malati gestisce la propria condizione e tiene il dolore sotto controllo con farmaci, terapie e trattamenti.
- Per il 72,5% dei malati il dolore nella nostra società è sottovalutato e considerato come poco importante, per l’81,7% il dolore dovrebbe essere riconosciuto come una patologia a sé stante e per l’86,2% è fondamentale istituire uno specialista o un servizio dedicato per il dolore nel Servizio sanitario.
La Ricerca certifica che vivere senza dolore è oggi un obiettivo socialmente desiderabile e urgente.
Fonte: Censis