12 dicembre 2024

Piattaforma Nazionale di Telemedicina: la seconda fase del progetto

Normativa

La presentazione ufficiale della Piattaforma Nazionale di Telemedicina

Dal 1° ottobre 2024, con la collaborazione di alcune Regioni pilota e sotto la direzione di Agenas, ha preso avvio l’attività di popolamento dati della Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT). Si tratta di un passo in avanti verso la piena operatività dell’infrastruttura tecnologica complessiva, composta, oltre che dalla PNT, dal Fascicolo sanitario elettronico e dall’Ecosistema dei dati sanitari, che consentirà al servizio sanitario nazionale di migliorare la corretta presa in carico dei pazienti, in modo equo su tutto il territorio nazionale.

La realizzazione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina, stando alle previsioni di Agenas, avrà una durata di dieci anni e sarà articolata in tre fasi:

  1. la prima fase, cd. “Start Up”, si è conclusa a novembre 2023 con il collaudo e l’attivazione della piattaforma, realizzata in forza di un Partenariato Pubblico Privato;
  2. la seconda fase, iniziata a ottobre 2024, consiste nell’avvio e consolidamento della piattaforma con l’indispensabile coinvolgimento delle Regioni e avrà presumibilmente una durata pari a due anni;
  3. infine, a partire da dicembre 2025, inizierà la fase di gestione “ordinaria” della piattaforma con costante implementazione dei servizi offerti.

Telemedicina in Italia: le linee guida nazionali e l'implementazione regionale

La telemedicina, concepita dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Missione 6, Componente 2) quale «asse portante del rafforzamento della sanità territoriale e del miglioramento degli standard di cura di cittadini e residenti», si caratterizza per un approccio fortemente federalista. Sono, infatti, le singole Regioni gli enti competenti all’erogazione dei cd. servizi minimi di telemedicina (anche con riferimento ai servizi di telemedicina erogati presso le farmacie) nonché alla realizzazione di un’Infrastruttura Regionale di Telemedicina (IRT) conforme alle prescrizioni dettate dal D.M. 21 settembre 2022 “Linee guida per i servizi di telemedicina – Requisiti funzionali e livelli di servizio”.

Le linee guida si articolano in tre sezioni: la prima incentrata sui requisiti funzionali minimi richiesti al servizio di telemedicina, la seconda dedicata ai requisiti tecnologici minimi da assicurarsi in sede regionale per garantire l’omogeneità dei servizi a livello nazionale, la terza orientata a identificare le competenze e le esigenze formative richieste ai fini dell’erogazione e l’accesso al servizio, destinata ai professionisti sanitari e all’utenza.

I servizi minimi che le infrastrutture regionali debbono obbligatoriamente erogare sono televisita, teleconsulto/teleconsulenza, telemonitoraggio e teleassistenza. Ciascun servizio minimo può essere poi arricchito da un set di micro-servizi che consentano la progettazione di una soluzione modulare che possa adattarsi al contesto organizzativo e tecnologico regionale.

Il supporto infrastrutturale del servizio di telemedicina, sulla base del progetto disegnato in dipendenza dal PNRR, si articola pertanto su due poli: da una parte, le Infrastrutture Regionali di Telemedicina, e, dall’altra, la Piattaforma Nazionale di Telemedicina. 

Nello specifico, le “soluzioni verticali” di telemedicina riservate alla competenza e alla gestione delle singole Regioni sono destinate a innestarsi su una struttura di tipo “orizzontale” nazionale chiamata a garantire l’interazione in maniera omogena sull’intero territorio. In altri termini, l’infrastruttura è unica a livello regionale e, a sua volta, interoperabile con quelle delle altre Regioni mediante l’integrazione con la Piattaforma Nazionale di Telemedicina.

Se, come emerge dal PNRR, alla telemedicina è stato primariamente attribuito l’obiettivo del superamento della frammentazione e dell’assenza di omogeneità dei servizi sanitari offerti sul territorio, sorge il dubbio, tuttavia, se la scelta di prediligere un’infrastruttura a base regionale, ancorché supportata da una piattaforma nazionale, sia stata la più appropriata. Certo è che la Piattaforma Nazionale di Telemedicina costituisce il principale ingranaggio della macchina della telemedicina, il cui funzionamento (ovvero malaugurato disfunzionamento) risulta indispensabile per l’intero apparato.

La ricerca dell’uniformità attraverso la Piattaforma Nazionale di Telemedicina

A fronte di un sistema di telemedicina e, più in generale, di e-health, caratterizzato da una struttura spiccatamente regionalistica, la Piattaforma Nazionale di Telemedicina è stata investita di un ruolo di primaria importanza per la garanzia dell’uniformità sul territorio nazionale della complessiva offerta di cura. Infatti, stando al Comunicato di Agenas del 1 ottobre 2024, la PNT è chiamata a garantire l’interoperabilità con l’architettura applicativa del Fascicolo Sanitario Elettronico e con l’Ecosistema dei Dati Sanitari (EDS), nell’intento di perseguire una serie obiettivi di più ampio respiro che toccano trasversalmente l’intero comparto della sanità e cercano di porre rimedio ad alcune delle intrinseche deficienze del sistema sanitario nazionale. Nello specifico, l’Infrastruttura nazionale di telemedicina è potenzialmente immaginata quale strumento di programmazione e governo.

Gli ambiziosi progetti che circondano la telemedicina necessitano, ai fini della completa realizzazione, come suggerito dal Consiglio di Stato (sez. cons., 19 maggio 2022, n. 881), l’avvio di un complessivo intervento di riordino e semplificazione delle fonti disciplinatrici della materia, ad oggi fortemente frammentate.

La PNT non viene unicamente e semplicemente concepita quale mezzo abilitante l’implementazione omogenea dei percorsi di telemedicina su tutto il territorio nazionale, ma diviene la chiave per porre rimedio alle disparità territoriali. Infatti, garantendo di maggiore integrazione tra i servizi sanitari regionali e le piattaforme nazionali, si rende possibile migliorare la qualità clinica e l’accessibilità ai servizi sanitari dei pazienti su tutto il territorio nazionale, facilitando la presa in carico da parte delle cure territoriali, favorendo la deospedalizzazione e potenziando le cure di prossimità. Bisogna, però osservare, anche alla luce di quanto previsto dal d.lgs. 15 marzo 2024, n. 29, i principali beneficiari della telemedicina dovrebbero essere gli anziani, cioè soggetti che tendenzialmente hanno scarsa dimestichezza e naturale ritrosia all’utilizzo dei mezzi tecnologici, e che, necessiteranno, con serie probabilità, dell’ausilio di un “caregiver”. Tale notazione di natura demografica impone una seria riflessione sulla modulazione dei servizi. 

Inoltre, la messa a disposizione di nuovi strumenti validati per i professionisti sanitari consente loro di operare efficacemente in ogni processo individuale ovvero multidisciplinare. Per il completo raggiungimento di tale obbiettivo, urge fornire ai professionisti non solo la formazione tecnica per l’utilizzo dei nuovi “device”, ma anche quella giuridica specifica in materia di privacy e sicurezza dei dati trattati.

Infine, la Piattaforma Nazionale di Telemedicina sarà un tassello fondamentale non solo per l’interoperabilità dei servizi verticali di telemedicina regionali, ma anche per il complessivo apparato delle piattaforme pubbliche di e-health, potendo, grazie all’integrazione con FSE e EDS, facilitare la programmazione, il governo e lo sviluppo della sanità digitale.