7 febbraio 2024

Divari tra sistemi sanitari regionali e mobilità sanitaria

Studi e statistiche

Il Sistema Sanitario Nazionale sarebbe tenuto ad assicurare il medesimo livello e qualità di cure e servizi sanitari a ogni cittadino, indipendentemente dal luogo in cui risiede (equità orizzontale).

Il Rapporto Svimez 2023, per verificare quanto venga rispettato questo principio, ha condotto analisi comparate tra i diversi Sistemi Sanitari Regionali (SSR) evidenziando le differenze nell’efficacia e nella qualità delle prestazioni fornite, a partire dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Il Ministero della Salute pubblica i risultati annuali della valutazione dell’adempimento “Mantenimento nell’erogazione dei LEA” in un Report che rende noti i punteggi dei SSR. Dal 1° gennaio 2020 vengono utilizzati gli indicatori CORE del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG) come previsto dal DM 12 marzo 2019.

Il NSG consente di misurare le prestazioni LEA erogate da tutte le regioni, secondo le dimensioni dell’equità, dell’efficacia e dell’appropriatezza. Anche se il NSG non prevede il calcolo di un punteggio totale per valutare gli adempimenti, è stata elaborata una classifica sommando i punteggi ottenuti nelle varie aree e riportando i risultati in quartili.

  • Nei primi due quartili non compare alcuna regione meridionale
  • Fra le sette regioni inadempienti, cinque sono del Mezzogiorno.

Il divario Nord - Sud

Le differenze relative alla qualità dei SSR e alla loro capacità di soddisfare i fabbisogni e la domanda di servizi da parte dei cittadini residenti, possono essere valutate anche tramite l'indicatore elaborato dal C.R.E.A. Sanità finalizzato a misurare le performance in tema di tutela socio-sanitaria offerta ai cittadini. L’indicatore sintetizza sei diverse dimensioni: appropriatezza, economico-finanziaria, equità di accesso alle cure, esiti di salute, innovazione, sociale.

Fatto 100 il risultato massimo raggiungibile, la valutazione 2023 delle performance regionali oscilla da un massimo di 59 (Veneto) a un minimo di 30 (Calabria).

  • Nel Nord-Est i livelli di tutela della salute sono significativamente migliori: Veneto (59), provincia autonoma di Trento (55) e provincia autonoma di Bolzano (52).
  • Nel secondo gruppo, troviamo cinque regioni, con livelli di performance compresi tra 47 e 49: Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche.
  • Nel terzo gruppo si collocano Liguria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo, con livelli di performance compresi nel range 37 - 43.
  • Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria hanno livelli di performance inferiori a 32.

Mobilità sanitaria

I cittadini del Mezzogiorno - quando hanno la possibilità e soprattutto per le patologie più gravi - si rivolgono a SSR diversi da quello di residenza, percepiti come migliori. Da un punto di vista finanziario, la mobilità sanitaria interregionale viene distinta in mobilità attiva (una voce di credito per le regioni di destinazione dei pazienti) e mobilità passiva (una voce di debito per quelle di provenienza).

Dall’analisi emerge la forte capacità attrattiva del Nord, cui corrisponde quella estremamente limitata del Centro-Sud (con l’eccezione della Toscana). Tra il 2010 e il 2019 tredici Regioni, principalmente del Centro Sud, hanno accumulato un saldo negativo pari a 14 miliardi di euro.

  • Tre dei primi quattro posti per saldo positivo sono occupati dalle Regioni del Nord che hanno attivato le procedure per l’autonomia differenziata: Lombardia (6,2 miliardi di euro), Emilia-Romagna (3,3 miliardi), Toscana (1,3 miliardi), Veneto (1,1 miliardi).
  • Al contrario, le cinque Regioni con saldi negativi superiori a 1 miliardo sono tutte al Centro-Sud: Campania (-2,94 miliardi), Calabria (-2,71 miliardi), Lazio (-2,19 miliardi), Sicilia (-2 miliardi) e Puglia (-1,84 miliardi).

Il fatto che alcuni pazienti siano costretti a spostamenti (anche a lungo raggio) per ottenere prestazioni e cure migliori è particolarmente iniquo nei casi di patologie gravi.

Tra il 2017 e il 2021 oltre 60.000 pazienti affetti da patologie oncologiche, residenti in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, si sono spostati in strutture ospedaliere di altre regioni per ricevere le cure.

FonteRapporto Svimez 2023

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